Roberto Cresti ci ha riportato indietro nel tempo, “a spasso” per il nostro rione alla ricerca degli aneddoti storici e dell'antica toponomastica che apparteneva al nucleo originario della città. Venerdì 7 marzo, in Castelsenio, abbiamo trascorso una serata tra storia e leggenda, fra sacro e profano, per sfatare quei miti che circolano da secoli nelle strade senesi.

E chi avrebbe mai pensato che il famoso scultore Jacopo della Quercia (sarebbe più appropriato denominarlo “della Guercia”, a causa dello strabismo della nonna) fosse seppellito in un cortile dell'ex Convitto Tolomei, allora convento agostiniano? Eppure proprio all'interno delle splendide logge del Fantastici è riportata una lapide che ricorda la giacenza dei suoi resti mortali.

Particolarmente interessante è stata invece la storia del “Castello Vetus”. Castelvecchio, che secondo la tradizione senese è stato il primo nucleo di Siena, fu probabilmente un castello di forma quadrilatera, risalente all'epoca alto-medievale, situato nella posizione strategica del colle più alto della città. I segni di questa imponente costruzione, sono tutt'oggi visibili se si fa attenzione ai muri degli edifici circostanti la zona delle Murella. E per accedere al castello, in via S.Pietro all'altezza dell'incrocio fra via Tommaso Pendola e via del Casato di Sopra, vi era la Porta Aurea così denominata per i suoi ornamenti preziosi.

Roberto ha continuato a parlarci delle strade della nostra città, di quei vicoli, vie e chiassi, che noi tutti i giorni percorriamo, senza sapere che sono stati anch'essi protagonisti della storia, delle leggende e delle tradizioni cittadine.

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